La Natura

Manziana. Il Vulcano sabatino

Geologia recente

Quattrocentomila anni fa si manifesta con vigore il VULCANO SABATINO. La sua attività ha una caratteristica particolare, quella di essere policraterica, coi centri eruttivi disseminati su un’area piuttosto ampia. Rispetto all’emissione di lave - sostanzialmente basiche, di tipo leucitico e nefritico - le fasi esplosive sono più numerose, e vengono generalmente accompagnate dalle ignimbriti. Qua e là il vulcanesimo interessa l’aspetto tettonico con una serie di sprofondamenti, come quello che ha dato forma alla conca riempita poi dal futuro lago di Bracciano.
Il vulcano sabatino, spentosi circa 90.000 anni fa, ha lasciato due evidenti tracce. La prima è il poderoso 'plateau' di ignimbrite fonolitico-tefritica di colore grigio chiaro con ‘inclusi’ (altri materiali vulcanici) di varia natura, su cui poggia la maggior parte dell’area comunale di Manziana, e che spesso affiora quasi in superficie (un esempio è visibile a Macchia Grande, dove la roccia spinge in alto le radici degli alberi; un altro è riscontrabile nella Cava della Matrice). La seconda traccia è il tufo litoide rosso a scorie pomicee nere. In questa roccia, facilmente erodibile dalle acque di superficie, i torrenti hanno scavato profonde e suggestive forre, ricche di vegetazione, come quelle del Gufo, della Mola, della Lenta, del Diavolo, della Porcareccia e delle Macerine.









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